Viva el fùtbol – Il Santo, il Papa e le facce sporche: la Gloriosa storia del San Lorenzo de Almagro

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Nei primi anni del Novecento, a Buenos Aires, il fùtbol si giocava, si viveva e si respirava per le strade: i ragazzini si riunivano in squadre di quartiere e sfidavano quelli delle zone vicine. In particolare, ad Almagro, un gruppo di ragazzi che si facevano chiamare “los Forzozos de Almagro“, giocavano le loro partite lungo Calle Mèxico e le altre strade vicine. Con il passare del tempo, però, le strade di Buenos Aires diventavano sempre più trafficate da bus e tram e di conseguenza non erano il più sicuro dei campi da calcio: infatti, quando un giovane calciatore rimase ferito in un incidente con un tram durante un incontro, padre Lorenzo Massa, prete cattolico del quartiere, decise di concedere ai ragazzi il cortile dell’oratorio per giocare a pallone, strappando loro in cambio la promessa di non mancare a messa la domenica. Da questa piccolo patto tra i ragazzi di Almagro e il prete di Calle Mèxico avrà origine una delle squadre più forti della storia del fùtbol argentino, che vincerà 15 volte il campionato argentino, entrerà nell’olimpo dei cinco grandes con Boca, River, Racing e Independiente, e spingerà il proprio prestigio su scala Sudamericana e mondiale.

Il primo aprile del 1908 si tiene ad Almagro un’assemblea d’eccezione: l’obiettivo è quello di fondare un club di fùtbol sulle fondamenta dei Forzosos de Almagro e del patto con padre Massa. La squadra viene fondata, ma il sodalizio ha bisogno di un nome: l’apodo di forzozos non fa impazzire il prelato, quindi viene proposto il nome di San Lorenzo, in onore di Massa, che rifiuta un tale omaggio, ma viene convinto ad accettarlo come nome della squadra in onore del santo patrono e della Battaglia di San Lorenzo, combattuta durante le guerre di indipendenza ispano-americana, anche se la storia ricorderà prevalentemente il prete cattolico. In più viene aggiunto il nome del quartiere di provenienza della maggior parte dei giocatori: nasce così il Club Atlètico San Lorenzo de Almagro.

Il club muove i primi passi nel mondo del calcio a livello dilettante, fino al 1914, quando entra a far parte della Asociaciòn Argentina de Football e disputa, vincendo, il campionato di seconda divisione, ottenendo la promozione nella massima serie del calcio Argentino.  Nel 1916 viene inaugurato lo stadio del club: El Gasòmetro, che finalmente costituirà la casa dei Cuervos, costretti fino ad allora a utilizzare il campo del Club Martinez per le partite casalinghe. Il decennio successivo, però, è quello del decollo: gli azulgrana vincono il titolo nazionale nel 1923, 1924 e 1927, oltre alla Copa Aldao nel 1923 e 1927, contro la squadra campione d’Uruguay. Il prestigio del San Lorenzo è tangibile in tutto il continente del fùtbol, e insieme alle altre quattro grandes, dà l’impulso alla nascita di una lega calcistica professionistica in Argentina.
Il primo titolo professionistico del San Lorenzo non tarda ad arrivare: nel 1933 il primo trionfo, che verrà replicato nel 1936.
In quegli anni nasce anche la rivalità più accesa del San Lorenzo, quella contro l’Huracàn, da cui deriverà l’apodo più famoso riferito al club di Almagro: El Ciclòn, perchè i cicloni sono notoriamente più forti degli uragani.
E’ in queste piccole splendide finezze che dimostrano di essere argentini.

Per il terzo titolo ci sarà da aspettare un po’ di più, ma ne varrà la pena: nel 1946 il San Lorenzo sbanca con un tris d’assi, che passerà alla storia come “El Terceto de Oro“: Rinaldo Martino, Renè Pontoni e Armando Farro. Il trio esprime un calcio spettacolare e travolgente e conduce la Gloriosa alla vittoria del campionato e, poco dopo, sbarca in Europa per un tour nella penisola iberica per confrontarsi contro i campioni di Spagna e Portogallo: il San Lorenzo del Terceto vince agevolmente contro l’Atletico Aviaciòn (oggi Atletico Madrid) per 4 reti a 1 e perde 4-2 con il Real Madrid il giorno di Natale. Prima di spostarsi in Portogallo El Ciclòn sconfiggerà due volte la selezione Spagnola e collezionerà due pareggi contro Valencia e Deportivo La Coruna. In terra lusitana arriveranno due larghe vittorie contro Porto e Selezione Portoghese, prima di chiudere l’esperienza europea con un pirotecnico 5-5 in casa del Siviglia. Il Tercero de Oro tornerà in Argentina con 34 reti segnate in dieci gare, 17 di Martino, 12 di Pontoni e 5 di Farro. La stampa spagnola non risparmierà le lodi, definendo il San Lorenzo “la miglior squadra al mondo“. Se l’obiettivo fosse stato quello di dimostrare all’Europa che il calcio in Sudamerica non era soltanto un passatempo portato dai coloni, direi che è stato raggiunto con successo.

Dopo aver gioito grazie a un trio di fenomeni, i tifosi dei Cuervos dovranno aspettare una dozzina d’anni per innamorarsi di nuovo. Nel 1959 il San Lorenzo vince la Primera Divisiòn grazie ai gol di un attaccante leggendario: 288 gol in carriera, 209 in 265 partite e record assoluto di marcature con la maglia azulgrana: Josè Sanfilippo. El Nene, manco, manco a dirlo, sarà capocannoniere per quattro stagioni consecutive, e deterrà anche il record di reti segnate nel Clasico San Lorenzo-Huracàn. Ma l’esplosione di Sanfilippo, che giocava al Gasòmetro dal 1953, sarà solo il preludio alla fase splendente di storia che attende il club di Almagro.

All’inizio degli anni Sessanta prendono prepotentemente possesso dell’attenzione comune un gruppo di cinque ragazzini soliti giocare con la faccia sporca, l’atteggiamento sfrontato e irriverente, dentro e fuori dal campo, e l’amore di tutto il Viejo Gasòmetro: sono i carasucias, letteralmente “le facce sporche“, e anche se non riusciranno a vincere la Primera Divisiòn, scriveranno una pagina sporca ma affascinante della storia del San Lorenzo. Ecco i carasucias: El Loco Narciso Doval, attaccante da 44 gol in 116 partite. Figlio di galiziani, giocherà anche in Brasile, sia al Flamengo che al Fluminense e morirà a soli 47 anni, in una discoteca di New York. El Nano Fernando Areàn, mezzapunta da 10 gol in 45 gare. El Manco Victor Casa, attaccante sinistro con cinque reti in 72 partite; perse il braccio in un incidente ma questo non gli impedì di giocare a calcio e vincere una Copa de las Naciones nel 1964, in pieno stile carasucias. El Bambino Hector Veira, miglior marcatore della liga Nacionàl nel 1964, qualche anno più tardi tradirà El Ciclòn per giocare nell’Huracàn, ma prima farà la storia in azulgrana. Infine, El Oveja Roberto Telch, centrocampista che insieme al Bambino avrà modo di vincere molto con questi colori.

Ai carasucias sono mancate solo le vittorie, ma il Sessantotto è anno di tumulti, e il fùtbol non fa eccezione: con alcuni superstiti delle facce sporche più nuovi grandi giocatori come El Lobo Rodolfo Fischer, il San Lorenzo fa la storia: per la prima volta nella storia del calcio professionistico argentino, una squadra vince il titolo da imbattuta. 16 vittorie e 8 pareggi, El Lobo capocannoniere con 13 reti. Quella squadra non era solo elegante e talentuosa, non si limitava a sconfiggere gli avversari, li uccideva: ben presto il San Lorenzo del 1968 diventa “Los  Matadores“. L’epoca d’oro del club durerà fino al 1974, anno entro cui Fischer e compagni vinceranno 4 titoli, e stabiliranno nel 1972 un altro record: saranno la prima squadra a vincere nello stesso anno sia il  Torneo Metropolitano che il Nacionàl. L’undici di quegli anni, secondo molti, è la formazione più forte della storia del San Lorenzo.

La leggenda dei Matadores ha fatto gridare El Gasòmetro a cavallo di due decenni, ma la seconda metà degli anni Settanta decreta la fine dei fasti per El Ciclòn: il club vive un momento di grande crisi economica , dovuta a una cattiva gestione amministrativa, tanto che la dittatura dell’epoca costringe il San Lorenzo a vendere ed abbandonare la sua storia casa. Il Viejo Gasòmetro non sarà più la tana della hinchada del San Lorenzo, che dovrà giocare le partite casalinghe negli stadi dell’Atlanta, del Vèlez e addirittura degli odiati rivali dell’Huracàn. Al decino economico segue presto anche quello sul campo: nel 1981 gli azulgrana non riescono a evitare la retrocessione e dopo i record dei Matadores, il San Lorenzo iscrive il proprio nome a un primato tutt’altro che invidiabile, ovvero quello di prima delle cinco grandes del fùtbol argentino a essere retrocessa.

L’anno successivo El Ciclòn vince il campionato di seconda divisione e torna nel calcio che conta, ma per il ritorno a casa, bisognerà aspettare una decina d’anni: nel 1993 viene inaugurato il Nuevo Gasòmetro, la nuova tana del San Lorenzo, che nel 1995 torna a vincere un titolo nazionale, aggiudicandosi il Torneo Final. Sei anni dopo i Cuervos ripetono la vittoria in Clausura sotto la guida di Manuel Pellegrini, stabilendo il record di punti in campionato dall’introduzione del sistema di Apertura e Clausura. Tra i pali della squadra dell’Ingegnere Sebastian Saja, Fabricio Coloccini a capo della difesa, in mezzo i piedi di Erviti e Romagnoli e davanti Romeo. Nello stesso anno arriva anche il primo titolo internazionale della storia azulgrana: la Copa Mercosul, seguita dalla neonata Copa Sudamericana del 2002.

La squadra è tornata a vincere e ormai la crisi è lontana: il supporto dei tifosi non è mai venuto a mancare e ora anche il Nuevo Gasòmetro è diventato teatro di grandi imprese degne del Ciclòn. Nel 2007 sotto la guida tecnica dell’attaccante dell’Inter dei record Ramòn Diaz si aggiudica il Campionato di Clausura, con una squadra in cui spicca su tutti El Pocho Ezequiel Lavezzi, seconda punta decisiva nello scacchiere del suo tecnico.

Il San Lorenzo torna sul tetto d’Argentina, ma i Santi non sono gatti e cadono: scampano a una retrocessione clamorosa nel campionato di Clausura 2012 e si riorganizzano per quella che sarà l’ultima grande impresa nazionale del Ciclòn: il Torneo Inicial 2013. La dirigenza regala una nuova spina dorsale alla squadra, con Cristian Alvarez dell’Espanyol tra i pali e l’uruguagio Martin Cauteruccio come prima punta, appena arrivato dal Quilmes. Ma le perle dei Cuervos sono altre: Angel Correa, trequartista classe ’95 e Hèctor Villalba, attaccante classe ’94. Con questi talenti la squadra di Almagro ottiene la vittoria dell’Inicial 2013 e un anno dopo arriva anche la prima vittoria in Copa Libertadores, qualificandosi per il Mondiale per Club, ma purtroppo il Santo non è riuscito nell’impresa di sconfiggere l’invincibile Real Madrid in finale, e difficilmente potrà farlo in un futuro prossimo, al netto di eventuali miracoli.

El Ciclòn ha spazzato via tutti i dubbi su un possibile ritorno ai livelli di un tempo, e con le recenti vittorie ha confermato di essere ancora una potenza del fùtbol, come testimonia lo status di grande con Boca, River, Independiente e Racing.

Nel marzo del 2013 il cardinale Jorge Mario Bergoglio è stato eletto Papa. Il pontefice è da sempre tifoso del San Lorenzo, in particolare del Tercero de Oro. Nella cattolicissima Argentina, la notizia ha infiammato la hinchada del Ciclòn, ma i tifosi del Boca ironizzano con chi si vanta di tifare la squadra del Papa, perchè tanto Dio (Diego) è uno Xeneize.

Diego o meno, personalmente ritengo che, come ci dimostra il fùtbol, Dio sia Argentino.

 

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